Origini e storia dell’opera
Origini e storia dell’opera
Questo particolare tipo di oinochoe, per eccellenza il vaso utilizzato per attingere il vino dai crateri e per versarlo durante il simposio o i riti in onore del defunto, compare nella ceramica apula intorno alla metà del IV secolo a.C. ed è ampiamente utilizzata dai ceramografi tardo-apuli che operano nella seconda metà del secolo. L’assenza del fondo indica che il vaso ha perso la sua funzione originaria ed ha acquisito solo un valore simbolico. Opposto all’ansa è celebrato il mito dell’Amazzone che combatte a cavallo, qui calato nell’ambiente apulo, come testimonia la presenza della panoplia di tipo indigeno dei due opliti, che calzano elmi di tipo sannitico, la corazza anatomica, gli schinieri e grandi scudi. La foga del combattimento è resa dal cavallo rampante, dal movimento del mantello e dallo scudo a pelta dell’Amazzone caduto sotto le zampe dell’animale.
La forma del vaso e il sapiente uso del colore giallo, che illumina la scena, indirizzano verso un esecutore di notevole livello, operante in un’officina tardo-apula ubicata nella Puglia settentrionale (Canosa).
Periodo: 330-300 a.C.
Materiale: Ceramica
Bene recuperato ad opera del Comando
Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Origini e storia dell’opera