Origini e storia dell’opera
Origini e storia dell’opera
L’anfora, comunemente definita di tipo panatenaico, costituisce una delle morfologie più attestate nel repertorio di vasi apuli a carattere funerario. Sul lato principale è il soggetto ricorrente dell’omaggio alla tomba: all’interno di un naiskos, un’edicola funeraria con colonne ioniche e un’alta trabeazione con timpano e acroteri a palmetta, è seduto sul proprio mantello il defunto, colto nel suo aspetto “eroico” di guerriero in nudità che esibisce la panoplia. Questa è costituita da una lunga lancia impugnata con la destra, dall’elmo di tipo sannita esibito con la sinistra, e dal grande scudo poggiato a terra con il volto apotropaico della Gorgone nell’episema. La scena acquista particolare risalto anche grazie all’uso del colore bianco con il quale sono suddipinti la figura e il monumento funebre. Comune a questi vasi è anche la decorazione accessoria che si articola in un fitto tessuto vegetale di palmette che occupa gran parte della superficie del vaso. L’anfora costituisce l’esito di una corrente produttiva oramai standardizzata della più tarda produzione apula a figure rosse, opera di una delle grandi botteghe localizzate nella Puglia settentrionale (Peucezia e Daunia) e a Taranto tra il 330 e il 310 a.C.
Periodo: 330-310 a.C.
Materiale: Ceramica
Bene recuperato ad opera del Comando
Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Origini e storia dell’opera
Galleria fotografica
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