Origini e storia dell’opera
Origini e storia dell’opera
Monumentale cratere a volute con mascheroni a rilievo sulla sommità delle anse e, sulla spalla, ai lati di ciascuna ansa, due coppie di protomi plastiche di cigno a vernice nera. Sul lato principale compare il consueto soggetto dell’omaggio alla tomba: all’interno di un naiskos, un’edicola funeraria con colonne ioniche e con acroteri a palmetta, è il defunto seduto sul mantello, raffigurato in nudità eroica che solleva con la sinistra una patera baccellata; di fronte a lui un giovane nudo versa il liquido nella patera e nella sinistra sorregge una situla. All’esterno, una figura femminile panneggiata e una maschile nuda offrono ai defunti doni carichi di significati simbolici. Sull’altro lato è proposto lo stesso soggetto, ma mediante uno tra i soggetti più frequenti su questa classe, l’alta stele parallelepipeda cinta con bende nere e bianche, allusiva alla destinazione funeraria del vaso.
Il cratere si inquadra nella fase tarda della ceramografia apula a figure rosse, il cd. stile “ornato”, nella quale si utilizzano in chiave funeraria soggetti tratti dal mito greco che popolano le superfici di vasi di dimensioni monumentali, anche su più registri, con un considerevole effetto coloristico che viene amplificato dall’abbondante impiego delle suddipinture in bianco, giallo e porpora.
Periodo: 350-330 a.C.
Materiale: Ceramica
Bene recuperato ad opera del Comando
Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

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Galleria fotografica
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