Le Procure Distrettuali
Le Procure Distrettuali
Con il decreto legge n. 367/1991, convertito in legge n. 8/1992, fanno il loro ingresso nell’ordinamento giudiziario italiano, unitamente alla DNA, le Direzioni Distrettuali Antimafia (DDA) costituite in 26 uffici di Procura distrettuali aventi cioè sede presso il Tribunale del capoluogo del distretto giudiziario nel cui ambito opera il giudice competente a conoscere dei delitti di cui all’art. 51, comma 3 bis, c.p.p. (all’epoca comprendente i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al narcotraffico, sequestro di persona a scopo di estorsione e tutti i reati aggravati dal metodo e /o dall’agevolazione mafiosa).
La finalità era creare un sistema integrato e altamente specializzato in grado di affrontare il contrasto alle mafie ed alla criminalità organizzata in maniera unitaria e coordinata sull’intero territorio nazionale.
L’innovativa scelta legislativa si fondava su due aspetti, ritenuti necessari per innalzare il livello di contrasto al crimine organizzato:
- assicurare e diffondere il valore della specializzazione del lavoro giudiziario, già alla base dell’esperienza del pool antimafia istituito presso il Tribunale di Palermo dal giudice istruttore Rocco Chinnici;
- evitare che le investigazioni relative ai più gravi fenomeni criminali fossero esposte al rischio di frammentazioni o sovrapposizioni, favorendo al contempo la formazione di un patrimonio investigativo comune e condiviso.
La materia di competenza delle DDA si è progressivamente estesa sino a giungere all’odierna formulazione dell’art. 51, comma 3 bis, c.p.p. in cui sono inseriti una serie di ulteriori reati rispetto a quelli originariamente previsti.
Al pari delle DDA, anche le singole Procure distrettuali hanno ampliato nel corso del tempo le loro competenze, aggiungendo ai reati in materia di criminalità organizzata, i delitti in materia di terrorismo (art. 51, comma 3 quater, c.p.p.) e di cybercrime (art. 51, comma 3 quinques, c.p.p.), fattispecie criminose che possono essere assegnate anche a magistrati non appartenenti alla DDA, e ciò in base alle dimensioni ed all’organizzazione dei singoli uffici.
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