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Rilievo con raffigurazione di eroti in attività di mietitura e vendemmia

Scopri da vicino una delle opere conservate nel palazzo “Le Carceri Nuove” a Roma

INDICE DELLA PAGINA

Origini e storia dell’opera

Origini e storia dell’opera

La brocca si caratterizza per l’esuberante decorazione, dipinta sul collo in rosa, rosso-arancio e grigio con un motivo geometrico a reticolo di scaglie irregolari, e plastica sul corpo dove, opposte all’ansa, sono applicate due teste di Medusa derivate dalla medesima matrice. I loro volti, con pupille e sopracciglia dipinte in bruno e la bocca con rosse labbra carnose, sono incorniciati dall’acconciatura, resa in morbide ciocche corpose che scendono sul collo, e dal nodo erculeo alla base del collo. Sulla sommità del capo si impostano due statuette femminili stanti, le cd. tanagrine, chiuse nel manto sorretto con la mano, con indosso un copricapo conico dal quale fuoriesce una gonfia capigliatura che inquadra il volto ovale dai lineamenti erasi; indossano orecchini a disco.

Il vaso rientra nella classe a decorazione plastica e policroma prodotta, e ampiamente diffusa a partire dalla fine del IV secolo a.C., soprattutto a Canosa, ma anche in altre città della Daunia (Arpi, Ordona), dove le botteghe svilupparono una ceramica prettamente funeraria rivolta alla committenza locale. Le tradizionali forme autoctone daunie - come gli askoi, le olle con labbro a imbuto e le brocche -, diventarono il supporto per sempre più numerosi interventi esornativi, a rilievo o a tutto tondo, quali appliques, statuette, placche decorative. I risultati, che sfiorano in alcuni casi il “barocco”, hanno il solo scopo di ostentare lo status sociale ed economico del defunto ed esaltarne il valore.

Periodo: III secolo d.C.

Materiale: Marmo

Bene concesso in prestito dal Museo Nazionale Romano 

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Origini e storia dell’opera

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