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Sarcofago strigilato con eroti funerari e clipeo centrale con raffigurazione del defunto

Scopri da vicino una delle opere conservate nel palazzo “Le Carceri Nuove” a Roma

INDICE DELLA PAGINA

Origini e storia dell’opera

Origini e storia dell’opera

Sul lato lungo del sarcofago, vi è una decorazione strigilata, così detta per la forma curva che ricorda lo strigile, uno strumento in metallo utilizzato in antichità, alle terme o in palestra, per detergere dal corpo la mistura di olio e polvere e pulirsi.

Al centro del lato lungo, entro un clipeo, è rappresentato il defunto che indossa una toga e tiene in mano un rotulus, forse indicativi del ruolo civile ricoperto in vita. Il volto è però appena abbozzato: i sarcofagi, infatti, generalmente erano scolpiti vicino il luogo di estrazione e i dettagli erano aggiunti solo in un secondo momento secondo il volere del committente.

Al di sotto del clipeo, è presente Giano bifronte, il dio romano-italico degli inizi materiali e immateriali, tra i più antichi e importanti della religione romana.

Ai lati, sono due eroti, ossia amorini, che in questo contesto possono essere intesi come simbolo dell’anima nell’aldilà. Essi tengono nella destra una ghirlanda mentre si appoggiano a una fiaccola capovolta verso il basso. Quest’ultima era un simbolo di morte che dalla cultura pagana si diffuse tra i seguaci del culto misterico di Mitra e tra i primi Cristiani.

Periodo: III secolo d.C.

Materiale: Marmo

Bene concesso in prestito dal Museo Nazionale Romano 

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Origini e storia dell’opera

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